Isolare la propria casa è oggi una scelta non solo tecnica, ma anche economica, ambientale e normativa.
Il cappotto termico è uno degli interventi più efficaci per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, ridurre i consumi e aumentare il comfort interno in tutte le stagioni.
Che tu sia un progettista, un’impresa o un privato interessato a riqualificare la propria abitazione, conoscere come funziona un cappotto casa, quali sono i materiali più adatti, quanto costa e quali bonus fiscali puoi ottenere è fondamentale per prendere decisioni corrette.
In questa guida troverai un approfondimento completo e aggiornato sui sistemi di isolamento termico a cappotto, con spiegazioni chiare, riferimenti normativi, consigli tecnici e un orientamento ragionato alla scelta del sistema più adatto tra quelli oggi disponibili sul mercato.
Il cappotto termico – noto anche come ETICS (External Thermal Insulation Composite System) – è un sistema di isolamento applicato all’esterno delle pareti di un edificio. In pratica consiste in un “kit” di componenti (pannelli isolanti, collanti, rasanti, reti, finiture) montati sulla facciata per ridurre le dispersioni di calore e migliorare l’efficienza energetica dell’immobile.
Un cappotto termico eseguito a regola d’arte elimina i ponti termici (cioè zone di discontinuità nella struttura o nei materiali in cui si verificano dispersioni di calore), mantiene la casa più calda d’inverno e più fresca d’estate, aumentando il comfort abitativo. Ad esempio, con un cappotto esterno ben realizzato si possono guadagnare immediatamente ~3 °C in più all’interno della casa durante la stagione fredda.
Dal punto di vista normativo, i sistemi a cappotto sono disciplinati da linee guida europee.
La storica ETAG 004 (“External Thermal Insulation Composite Systems with Rendering”) è stata sostituita nel 2020 dal documento EAD 040083-00-0404, che definisce i requisiti prestazionali dei kit ETICS.
Un produttore può ottenere una Valutazione Tecnica Europea (ETA) per il suo sistema a cappotto conforme a tali criteri e quindi marcare CE l’intero kit. In Italia sono state introdotte anche norme UNI specifiche, come la UNI/TR 11715:2018 (progettazione e posa dei sistemi a cappotto) e UNI 11716:2018 (qualificazione professionale dei posatori), proprio per garantire installazioni a regola d’arte e prestazioni durature.
Isolare la propria casa con un cappotto termico conviene sotto molti aspetti, specialmente oggi che l’attenzione al risparmio energetico e all’ambiente è crescente. Vediamo i principali vantaggi:
un cappotto ben fatto riduce drasticamente le dispersioni termiche attraverso le pareti.
Ciò significa minori consumi per riscaldamento e raffrescamento – tipicamente si può ottenere fino al 20% di risparmio in bolletta grazie al cappotto.
Secondo stime ENEA, l’isolamento a cappotto diminuisce le perdite di calore fino al 40% e consente un risparmio annuo intorno al 20% dei costi energetici.
In condomìni ed edifici molto energivori, l’intervento può abbattere i consumi anche del 33–45% raggiungere davvero la decarbonizzazione), specie se associato ad altri lavori di efficientamento (es. infissi efficienti, impianti moderni).
Con pareti ben coibentate la temperatura interna rimane più stabile: niente più mura gelide in inverno o roventi in estate.
Il comfort termico migliora notevolmente e si eliminano fastidiosi sbalzi termici. Inoltre, si elimina la condensa sulle superfici interne, prevenendo problemi di umidità e muffe.
Una casa coibentata ha spesso una classe energetica superiore, il che aumenta anche il valore di mercato dell’immobile (migliorare di due classi l’APE può incrementare il valore di ~10–25%.
Consumando meno energia (metano, GPL, elettricità) per climatizzare, una casa con cappotto produce meno emissioni di CO₂ e altri gas serra.
Su larga scala, l’isolamento termico diffuso degli edifici è una misura chiave per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione: basti pensare che gli edifici sono responsabili di ~36% delle emissioni totali di CO₂, e coibentare involucro e coperture può ridurre drasticamente questo impatto.
Interventi come il cappotto rientrano infatti tra quelli incentivati proprio per la loro efficacia ambientale.
ad oggi lo Stato offre importanti detrazioni fiscali per chi realizza cappotti termici sugli edifici esistenti. In particolare l’Ecobonus copre il 65% delle spese sostenute per la coibentazione termica sulle singole unità abitative (detrazione in 10 anni, con tetto di 60.000 € per unità).
Per interventi condominiali la detrazione può salire al 70% (fino al 75% se si migliora anche il rendimento estivo) sulle spese di isolamento di parti comuni.
Inoltre il Superbonus, sebbene ridimensionato rispetto al passato, consente ancora per i condomìni una detrazione del 70% per le spese sostenute nel 2024 e del 65% per quelle del 2025.
Questi incentivi rendono oggi molto conveniente investire nel cappotto, recuperando gran parte dei costi attraverso le detrazioni. (È utile informarsi sulle scadenze e condizioni di accesso: ad esempio, per i condomìni il Superbonus 65% al 2025 vale se i lavori erano iniziati entro fine 2024. In alternativa, restano Ecobonus e Bonus Ristrutturazioni al 50%.)
Esempio pratico: grazie alle detrazioni in vigore, un cappotto che costa 30.000 € può godere di rimborsi fiscali per circa 19.500 € (65%), lasciando a carico del proprietario solo
10.500 € diluiti in 10 anni – a fronte di un risparmio annuo in bolletta di diverse centinaia di euro. Inoltre, interventi trainanti come il cappotto permettono di accedere anche ad altri incentivi (es. bonus infissi), massimizzando i benefici economici complessivi.
Vediamo come è fatto e come si applica correttamente un sistema a cappotto termico (ETICS).
Il funzionamento si basa sulla stratigrafia multistrato applicata sull’esterno della parete esistente.
I componenti tipici di un cappotto sono, dall’interno verso l’esterno:
La parete stessa dell’edificio (muratura in laterizio, cemento armato, blocchi, ecc.), che dev’essere portante, pulita e idonea ad accogliere il sistema isolante.
Eventuali intonaci esistenti degradati vanno rimossi o consolidati prima della posa.
È sempre necessario eseguire la verifica e un’idonea preparazione del supporto prima di iniziare l’applicazione del cappotto.
uno speciale collante/rasante premiscelato, applicato sul retro dei pannelli isolanti per incollarli al muro.
Può essere steso a cordolo perimetrale + punti centrali, oppure a tutta superficie, garantendo almeno il 40% di copertura.
In alcuni sistemi si usano anche schiume poliuretaniche come adesivo.
La scelta del collante va fatta in base al tipo di isolante, supporto (es. esistono collanti specifici per fondi umidi, bituminosi, in legno etc. come Baumit SupraFix per zoccolature e supporti in legno).
sono l’elemento chiave del cappotto, in materiale termoisolante (spessori variabili, tipicamente 5–15 cm o più).
I pannelli più comuni sono in polistirene espanso sinterizzato (EPS), bianco o additivato con grafite (EPS grafitato), leggero ed economico.
In alternativa si utilizzano lane minerali (lana di roccia MW o lana di vetro), pannelli in poliuretano espanso (PIR/PUR) o resina fenolica, pannelli di sughero, fibra di legno e altri materiali coibenti.
Ognuno ha diverse caratteristiche: ad esempio l’EPS ha ottimo isolamento termico e impermeabilità ma è meno traspirante; la lana minerale è traspirante e incombustibile ma più pesante; i pannelli poliuretanici o fenolici hanno prestazioni termiche altissime (λ anche 0,022) che consentono spessori ridotti; i materiali naturali offrono sostenibilità e massa termica ma sono più costosi.
I pannelli isolanti vengono posati sfalsati dal basso verso l’alto lungo la facciata.
Oltre all’incollaggio, quasi sempre si aggiungono tasselli ad espansione per ancorare meccanicamente i pannelli al muro (di solito 6 tasselli al mq in schemi distribuiti).
I tasselli hanno testa rotonda e si posano a filo superficie incassati nell’isolante.
Esistono tasselli con chiodo in acciaio (per lane minerali) o in plastica, e anche sistemi senza ponte termico come i tasselli a scomparsa.
I tasselli si applicano dopo l’indurimento del collante.
Un’alternativa innovativa è l’ancoraggio adesivo Baumit StarTrack, in cui speciali tasselli vengono fissati al muro prima di incollare i pannelli, eliminando completamente il ponte termico e i segni in facciata (niente evidenziazioni circolari dei tasselli).
Questi ancoraggi incollati migliorano l’adesione senza dover bucare l’isolante.
Una volta fissati i pannelli ed eseguita la tassellatura e (dopo adeguato tempo di asciugatura, si applica sull’esterno uno strato di rasante (lo stesso materiale usato come collante, oppure uno dedicato) in uno spessore di ~3–5 mm.
Nel primo strato fresco di rasante si annega una rete in fibra di vetro anti-alcalina (a maglia 4x4 o 10x10 mm) come armatura il sistema. Si sovrappongono i teli di rete contigui di almeno 10 cm.
Poi si applica un secondo strato di rasante per coprire completamente la rete.
Questa “pelle” armata conferisce resistenza meccanica, evita fessurazioni e protegge l’isolante dagli agenti esterni. In alcuni sistemi ad alte prestazioni si usano rasanti speciali fibrorinforzati: ad esempio Baumit PowerFlex è un rasante organico con fibre di Kevlar®, estremamente elastico e 10 volte più resistente agli urti rispetto ai rasanti cementizi tradizionali (ideale contro grandine, urti da pallonate, ecc.).
Strato sottile di preparazione alla finitura, generalmente un primer organico, spesso colorato in tinta simile alla finitura, che uniforma l’assorbimento del fondo armato e migliora l’adesione del rivestimento finale.
Alcuni sistemi usano primer specifici (es. Baumit UniPrimer universale o PremiumPrimer per finiture colorate scure).
Il primer si applica dopo completa asciugatura della rasatura armata.
È lo strato finale decorativo e protettivo, applicato generalmente in spessore 1,5–3 mm.
Si tratta di rivestimenti a spessore a base di resine (acrilici, silossanici, siliconici) o a base minerale (silicati, calce) additivati, disponibili in infinite colorazioni e texture (granulometrie).
La finitura oltre a dare l’aspetto estetico desiderato, protegge il cappotto da pioggia, raggi UV, sporco, alghe, ecc.
Prodotti moderni come Baumit SilikonTop sono formulati per essere idrorepellenti, traspiranti e resistenti alle alghe, mantenendo la facciata pulita a lungo.
Per le tinte scure sono necessari rivestimenti speciali con pigmenti riflettenti come Baumit PuraTop e Puracolor, per evitare eccessivo surriscaldamento.
Oltre a questi strati principali, un sistema ETICS include una serie di profili e accessori per i dettagli costruttivi: profili di partenza in alluminio e in PVC alla base (zoccolatura) per allineare i pannelli e proteggerli dall’umidità di risalita; profili paraspigoli con rete per rinforzare gli angoli; profili gocciolatoio per davanzali; bandelle di raccordo per infissi, etc.
La zona della zoccolatura (basamento a contatto col terreno) richiede attenzione: in genere si usano pannelli di XPS o EPS ad alta densità almeno fino a 50 cm dal suolo, e si sigilla con profili e guaine impermeabilizzanti per evitare infiltrazioni.
Vedi la guida Baumit su isolamento termico della zoccolatura per approfondire questo dettaglio fondamentale.
È essenziale che il cappotto venga progettato e applicato da personale qualificato, seguendo le indicazioni del produttore e le norme tecniche (UNI/TR 11715).
Una posa scorretta può compromettere la durata e l’efficacia del sistema. Per questo oggi esiste anche una certificazione per i posatori di cappotto (UNI 11716).
Un cappotto termico ben realizzato, con prodotti certificati ETA, diventa parte integrante della costruzione garantendo prestazioni per decenni.
Dopo la posa, viene rilasciata la Dichiarazione di Prestazione (DoP) dal produttore, a garanzia che il sistema soddisfa i requisiti dichiarati.
Ricordiamo inoltre che molti produttori (es. Baumit) offrono assistenza tecnica in cantiere e manuali di posa per supportare progettisti e imprese.
Non esiste un cappotto “universale” adatto a qualsiasi situazione.
La scelta del sistema isolante va calibrata in base a diversi fattori decisionali.
Di seguito, una pratica guida per orientarti tra le opzioni, con alcuni consigli sui sistemi Baumit più idonei caso per caso:
se hai limitato spazio per l’isolamento (ad es. sporti di gronda ridotti, balconi o confini con distanze critiche), conviene optare per un sistema ad alte prestazioni che offra uguale isolamento con minore spessore.
Un esempio è il Baumit StarSystem Resolution – utilizza pannelli in resina fenolica con λ ≈ 0,022 W/mK: 8 cm di questo isolante isolano quanto 12 cm di un cappotto standard, quindi circa il 30% di spessore in meno a parità di resa termica.
In generale, i pannelli isolanti ad alto potere termico (fenolici, PIR o EPS grafitati speciali) consentono di ridurre l’ingombro.
Il sistema Baumit StarSystem Resolution è pensato proprio per queste esigenze, offrendo più spazio abitativo senza rinunciare alla coibentazione (come dice il motto: “più spazio per la vita quotidiana” grazie allo spessore ridotto).
Se la priorità è un sistema traspirante che lasci “respirare” le murature (ad esempio nel caso di vecchi edifici ed edifici storici o muri soggetti a umidità), la scelta dovrebbe ricadere su materiali minerali o su sistemi appositamente progettati per l’alta permeabilità al vapore.
Baumit OpenSystem ne è un ottimo esempio: utilizza pannelli in EPS perforato brevettato, che hanno la stessa permeabilità al vapore di un muro in laterizio.
I fori nei pannelli Baumit Open permettono un rapido smaltimento del vapore acqueo verso l’esterno senza perdite di calore. In questo modo la parete rimane asciutta e traspirante, scongiurando condense interstiziali.
Il sistema Open è l’ideale in ristrutturazione di vecchie case, anche con muri umidi o salini, perché consente all’acqua intrappolata di migrare fuori gradualmente.
Alternativamente, se serve estrema traspirabilità, si possono valutare isolanti minerali (lana di roccia, calcio silicato, fibra di legno): questi hanno valori µ molto bassi e ottima gestione dell’umidità, a scapito però di maggiore spessore necessario.
Baumit Open offre un buon compromesso tra prestazione termica, economicità e clima interno sano (è definito “il cappotto che fa respirare la casa”).
In contesti dove la facciata è esposta a urti meccanici (urti accidentali, pallonate, urti di bici, ecc.) o a eventi atmosferici estremi (grandinate forti), conviene scegliere un sistema rinforzato ad alta resistenza.
Baumit PowerFlex è una soluzione mirata a questo: impiega un rasante organico fibrorinforzato con fibre di Kevlar®, che conferisce al cappotto un’assorbimento d’urto eccezionale (classificazione massima di resistenza agli urti, Categoria I secondo ETAG 004) e anche la massima resistenza alla grandine (classe HW5 secondo lo standard di prova VKF n.08, impatti fino a 80 28,9 J).
In pratica, un cappotto con rasatura Baumit PowerFlex risulta 10 volte più resistente agli urti di un cappotto tradizionale.
Questo lo rende ideale per edifici in zone grandinifere, impianti sportivi, scuole o semplicemente per proteggere le facciate più sollecitate.
Va sottolineato che la resistenza meccanica dipende molto anche dalla durezza del rivestimento finale scelto e dall’eventuale impiego di doppia rete nei punti critici.
Se oltre all’isolamento vuoi ottenere un effetto estetico unico o rivestimenti diversi dal classico intonaco colorato, esistono sistemi cappotto studiati per accogliere finiture pesanti (piastrelle, mosaici, mattoni faccia a vista, pietra naturale).
In questi casi la scelta consigliata è Baumit Ceramic, un sistema ETICS rinforzato che permette di applicare rivestimenti ceramici o lapidei sulla superficie del cappotto.
Il sistema Baumit Ceramic utilizza un adesivo speciale (CeramicFix) e una rete CeramicTex ad alta resistenza, in modo che le piastrelle risultino permanentemente ancorate all’isolante e stuccate con malte idrofughe.
Si ottiene così una facciata estremamente resistente agli agenti atmosferici e agli urti, di facile pulizia e manutenzione.
Dal punto di vista estetico, Ceramic consente libertà creativa: si possono rivestire intere facciate con klinker, gres porcellanato, pietra naturale, oppure usare tali materiali solo in zoccolatura o come inserti decorativi.
Dunque, per facciate di pregio architettonico o per ottenere uno stile “mattone a vista” o pietra su cappotto, il sistema Ceramic è la strada giusta (senza improvvisare soluzioni artigianali che potrebbero risultare non durature).
Se il vincolo principale è economico – ovvero ottenere un buon isolamento spendendo il giusto – esistono linee di prodotto pensate per il miglior rapporto qualità-prezzo.
Baumit ProSystem è, ad esempio, il sistema “professionale” che unisce qualità collaudata e convenienza per usi comuni.
È ideale per nuove costruzioni o ristrutturazioni su ampia scala (es. più villette, condomìni) dove il costo è un fattore importante: offre tutte le prestazioni essenziali di un cappotto (protezione termica, comfort interno) con componenti standardizzati e un prezzo competitivo.
In pratica Baumit Pro impiega collanti / rasanti versatili (Baumit ProContact), utilizzabili sia con EPS sia con lana minerale, e finiture di qualità con ottimo rapporto costo/durata.
Quando “il prezzo conta” ma non si vuole rinunciare alla garanzia di un sistema ETA certificato, soluzioni come ProSystem risultano ideali.
Ricorda comunque di non scegliere mai il cappotto termico solo in base al prezzo: utilizzare materiali scadenti o non certificati può portare a problemi molto costosi da risolvere in seguito.
Meglio orientarsi su sistemi di marca affidabile (come Baumit, che offre gamme dalla più economica Pro alla top di gamma Star) e valutare il ciclo di vita dell’investimento.
In sintesi, sono due le cose principali da tenere in considerazione:
Considera spazio disponibile, traspirabilità, resistenza meccanica, estetica desiderata e budget.
Spesso la soluzione ottimale nasce da un compromesso tra questi fattori.
Ad esempio: per una casa in zona alpina molto fredda (spessori elevati) ma con vincoli di distanza dal confine (spazio ridotto), potrebbe aver senso un sistema ad alte prestazioni (es. Star Resolution) abbinato a finitura tradizionale; per un casale storico umido, meglio un sistema traspirante (Open o lana minerale) anche a costo di maggior spessore, magari scegliendo finiture ai silicati.
Sul sito baumit.it, sezione Sistemi di isolamento termico puoi chiedere consiglio a un tecnico per trovare il cappotto più adatto al tuo caso.
Baumit mette a disposizione un’ampia gamma di soluzioni: dai sistemi universali come Baumit StarSystem (il top di qualità, versatile per EPS e lana), ai sistemi specifici come Baumit Open (traspirante), Baumit Ceramic (facciate in ceramica), Baumit Star Resolution (isolamento in resina fenolica), Baumit PowerFlex (resistente agli urti) e l’innovativo fissaggio Baumit StarTrack (ancoraggio senza ponti termici).
La gamma Baumit copre praticamente ogni esigenza senza forzature commerciali: scegli in base alle necessità tecniche del tuo progetto, sapendo che tutti questi sistemi sono certificati e testati secondo le norme ETICS.
Di seguito trovi le risposte alle 10 domande più frequenti (Top SERP) sul tema del cappotto termico:
Il costo per la realizzazione di un cappotto termico chiavi in mano (materiali + posa) varia in media tra 80 e 150 € al metro quadro. Questa ampia forbice dipende da molti fattori: lo spessore e il tipo di isolante scelto, la difficoltà del cantiere (ponteggi, forma dell’edificio, presenza di molte finestre e dettagli), la zona geografica (i prezzi di mercato variano) e l’eventuale finitura speciale. Ad esempio, un cappotto in EPS bianco di 10 cm su pareti semplici può costare ~80–90 €/mq, mentre uno in lana di roccia spessa 15 cm con molte sagomature e finitura silossanica può arrivare a 130–150 €/mq. In casi particolari (isolanti pregiati a bassa conduttività (es. fibra di legno), o facciate molto complesse) si possono superare i 150 €/mq. Ricorda che oggi buona parte di questa spesa può essere recuperata con gli incentivi fiscali (detrazioni 50–65–90% a seconda del bonus).
I materiali principali sono:
o Isolante termico: pannelli in polistirene espanso EPS (il più diffuso, economico, λ tipico 0,0345–0,036), oppure EPS grafitato (più isolante, λ ~0,031). In alternativa lana minerale (lana di roccia o lana di vetro, incombustibile e traspirante, λ ~0,034–0,040), poliuretano espanso (PIR/PUR) o resina fenolica (alto rendimento, λ ~0,022–0,028, usati per spessori ridotti), o ancora materiali naturali come sughero, fibra di legno, calcio silicato (ecologici e traspiranti, λ ~0,040). Ciascun materiale ha pro e contro – ad esempio l’EPS è impermeabile e leggero ma non traspirante; la lana di roccia ha un’ottima reazione al fuoco e proprietà fonoassorbenti ma più costosa; il sughero è eco- friendly ma ha costi elevati.
o Collante e rasante: malte premiscelate a base cemento e polimeri (minerali) oppure intonaci in pasta pronti all’uso (organici). Servono sia per incollare i pannelli che per rasarli in superficie. Esempi: Baumit StarContact (cementizio, traspirante) o il rasante Baumit PowerFlex (organico fibrato).
o Rete di armatura: rete in fibra di vetro alcali-resistente, maglia ~4 mm, annegata nello strato di rasante per conferire resistenza e prevenire crepe.
o *Fissaggio meccanico:** elementi in plastica (con chiodo plastico o metallico) che ancorano meccanicamente i pannelli al muro. Si scelgono in base al supporto (es. pieni o forati) e allo spessore di isolante. In genere sono in polipropilene con piattello da 6–8 cm.
o Primer e finitura: pitture o rivestimenti a spessore per esterni (acrilici, silossanici, silicati, ecc.) applicati come ultimo strato per proteggere e decorare. La finitura può essere liscia, ruvida tipo intonachino, spatolata, graffiata, ecc., di qualsiasi colore. Alcuni sistemi usano finiture speciali (es. rivestimenti ceramici nel sistema Baumit Ceramic).
Non c’è uno spessore fisso: dipende dalla prestazione termica che si vuole ottenere e dalla zona climatica. In Italia, per rispettare le normative attuali (requisiti di trasmittanza della Legge 10 e Decreto Requisiti Ecobonus) spesso servono spessori intorno a 10–14 cm al Centro-Sud e 14–20 cm al Nord (considerando l’uso di EPS o lana minerale). Ad esempio, a Milano un cappotto in EPS grafitato di 12 cm può portare un muro in laterizio entro i limiti di legge (U≈0,24 W/m²K), mentre a Palermo potrebbero bastare 8 cm per lo stesso muro. Nelle zone alpine più fredde (es. montagna, zona F) non è raro vedere cappotti da 18–20 cm o più. La determinazione esatta dello spessore avviene tramite la relazione energetica del progettista termotecnico, che calcola la trasmittanza risultante della parete con isolamento e verifica l’assenza di condensa interstiziale. Oltre al clima, influisce molto il materiale isolante: isolanti più performanti (λ basso) permettono di ridurre lo spessore. Ad esempio, 8 cm di resina fenolica (λ 0,022) isolano come ~12 cm di EPS normale. È quindi possibile scegliere pannelli “potenziati” se si vuole contenere lo spessore. In generale, comunque, meglio qualche cm in più che qualcuno in meno: uno spessore superiore aumenta l’efficienza e longevità dell’investimento, entro limiti ragionevoli. Per edifici nuovi, oggi si vedono spesso cappotti da 12–15 cm; per riqualificazioni energetiche spinte (es. Superbonus) anche 15–20 cm.
Un cappotto termico di qualità ha una vita media di almeno 40–50 anni. In pratica dura quanto l’edificio, se ben progettato e manutenuto. I sistemi ETICS sono concepiti per durare a lungo: i pannelli isolanti non subiscono degrado significativo se rimangono protetti dagli strati esterni; i rasanti e rivestimenti sono formulati per resistere a cicli gelo-disgelo, raggi UV, ecc. Ci sono cappotti installati negli anni ‘80 ancora funzionanti. Ovviamente è necessaria un po’ di manutenzione nel corso dei decenni: indicativamente ogni 15–20 anni si consiglia di revisionare la facciata, pulire e applicare una nuova pittura protettiva per ripristinare la resistenza agli agenti atmosferici. Questa operazione (revisione/riverniciatura) ha un costo molto inferiore al rifacimento dell’isolamento, e permette di allungare la vita del cappotto quasi indefinitamente. Inoltre, è buona pratica ispezionare periodicamente visivamente la facciata per individuare eventuali piccole crepe, urti o zone danneggiate: intervenire tempestivamente con riparazioni localizzate (es. stuccatura di una crepa, sostituzione di un pannello danneggiato) impedisce ai problemi di aggravarsi. In sintesi, il cappotto non richiede “cure” frequenti, ma non è esente da manutenzione: lavaggi (se la facciata è sporca o attaccata da alghe) e ritinteggiature protettive periodiche garantiscono che possa durare anche oltre 40 anni, pari alla vita dell’edificio stesso.
Certamente sì. Anzi, l’isolamento a cappotto è uno degli interventi principali per riqualificare dal punto di vista energetico gli edifici esistenti. Si può installare su praticamente qualsiasi costruzione esistente (case singole, condomìni, ecc.), con l’accortezza di verificare lo stato delle pareti (intonaci solidi o da risanare prima) e di gestire eventuali dettagli architettonici (allungare davanzali, spostare pluviali, ecc. per la nuova superficie isolata). In molti casi i lavori si fanno con l’edificio abitato, montando ponteggi esterni – l’invasività interna è minima. Dopo il cappotto si noterà da subito un miglioramento: ad esempio, edifici molto vecchi possono passare da classe G a C o B grazie al cappotto, con riduzione fino al 45% dei consumi in condominio e ~33% in una villetta raggiungere davvero la decarbonizzazione). Ci sono però alcuni casi particolari in cui il cappotto esterno può essere ostacolato: ad esempio edifici vincolati dalla Soprintendenza (centri storici, facciate artistiche) dove l’aspetto originale non può essere modificato – in tali casi spesso si opta per un cappotto interno o altri interventi meno visibili.
Oppure, nel caso di appartamenti in condominio non è possibile isolare solo il proprio alloggio dall’esterno (serve il coinvolgimento dell’intero stabile, altrimenti si creano discontinuità); se il condominio non accetta i lavori, l’unica è isolare internamente quell’appartamento. Ma nella stragrande maggioranza degli edifici esistenti non vincolati, il cappotto esterno si può fare eccome e porta benefici immediati. È sempre importante rivolgersi a tecnici e imprese specializzate: in ristrutturazioni complesse potrebbero emergere criticità (umidità di risalita, facciate ammalorate, ecc.) da risolvere contestualmente al cappotto.
Si può fare il cappotto all’interno? – Il cappotto esterno è generalmente preferibile a quello interno, perché isola tutto l’involucro evitando i ponti termici e mantenendo i muri caldi. Isolando dall’esterno, le pareti rimangono più calde d’inverno e più fresche d’estate, contribuendo all’inerzia termica e prevenendo la condensa interstiziale. Il cappotto interno, invece, copre la parete dal lato ambiente: può essere una soluzione in casi dove l’esterno non è modificabile (vincoli architettonici, condominio che nega lavori sulla facciata). I contro del cappotto interno: riduce la superficie utile interna (lo spessore “ruba” spazio in casa), e lascia i ponti termici (travi, pilastri, agganci a solai) non corretti se non si interviene stanza per stanza. Inoltre, richiede molta cura per evitare condense: la parete fredda esterna può generare umidità dietro l’isolante se il vapore interno passa attraverso – spesso si deve posare anche un freno/barriera al vapore sul lato interno, il che però complica la traspirazione. In sostanza, il cappotto interno funziona ma ha prestazioni un po’ inferiori all’esterno e maggior rischio di errori (muffe se non fatto bene). Va progettato da un esperto che valuti lo sd della stratigrafia per non intrappolare umidità. I materiali più adatti per cappotti interni sono quelli più traspiranti e igroscopici (fibra di legno, calcio silicato, sughero, lana di roccia), evitando l’EPS interno a meno di usare una barriera a vapore perfetta. In ogni caso, se puoi isolare dall’esterno, fallo sempre esternamente: è la soluzione migliore. L’isolamento interno va riservato solo ai casi in cui non si hanno alternative (edifici storici vincolati, appartamenti in condominio impossibilitati, ecc.). Esiste anche una terza via, l’isolamento in intercapedine (insufflaggio di isolante sfuso nelle cavità dei muri doppi): è meno efficace del cappotto esterno ma comunque aiuta, e può essere combinato poi con un cappotto più sottile all’interno o esterno.
Sì, nella maggior parte dei casi il cappotto esterno risolve problemi di muffa dovuti a condensa. Le muffe interne si formano quando le superfici delle pareti sono fredde e l’umidità ambientale condensa su di esse (punti freddi, spesso agli angoli, ponti termici). Applicando un isolamento esterno, la parete interna diventa molto più calda e non si raggiunge più il “punto di rugiada” in superficie, quindi, la condensa non si forma più. In pratica, il cappotto porta la temperatura superficiale interna sopra la soglia di condensazione e le muffe non trovano l’ambiente adatto per proliferare. Inoltre, eliminando i ponti termici strutturali (es. travi/pilastri in cemento armato non isolati) si eliminano quelle zone fredde localizzate dove spesso la muffa attecchiva. Ovviamente per debellare del tutto l’umidità interna è sempre importante anche aerare i locali e mantenere un buon ricambio d’aria (specialmente dopo la coibentazione, perché la casa diventa più “ermetica”). Ma per l’umidità da condensa invernale il cappotto è la soluzione definitiva: i muri rimangono asciutti e caldi. Nota: se invece la muffa era causata da umidità di risalita o infiltrazioni (umidità di natura diversa dalla condensa superficiale), in tal caso il cappotto non risolve il problema alla radice – bisogna intervenire sull’impermeabilizzazione, e il cappotto andrà applicato solo dopo aver risanato i muri umidi. In sintesi, comunque, per la classica muffa da “muro freddo”, il cappotto è altamente risolutivo, come confermano gli studi tecnici sulla drastica riduzione della condensazione interstiziale con isolamento esterno.
Sì, il cappotto aiuta a migliorare il comfort anche estivo, sebbene il suo effetto sia più percepibile in inverno. Isolando l’involucro, in estate entra meno calore attraverso le pareti dall’esterno (soprattutto se l’isolante ha anche una buona capacità termica o è abbinato a muri massivi). In pratica il cappotto rallenta la velocità con cui il caldo esterno penetra: si parla di sfasamento termico, ovvero ritardo di ore con cui l’onda di calore passa da fuori a dentro. Materiali isolanti densi e con calore specifico alto (es. fibra di legno, sughero, lana di roccia) hanno uno sfasamento migliore e quindi proteggono dal caldo diurno, mantenendo gli ambienti interni freschi più a lungo. L’EPS ha meno massa, ma riduce comunque il flusso di calore (dove prima il sole scaldava il muro a 50 °C facendolo irradiare dentro, col cappotto il caldo si ferma in superficie). Studi riportano che un buon isolamento può ridurre di 2–3 °C la temperatura interna in estate– differenza notevole in termini di comfort (e minori accensioni del condizionatore). Attenzione però: per il comfort estivo contano anche altri fattori – es. la schermatura di finestre (shading), la ventilazione notturna e la massa termica interna. Un cappotto in polistirene puro, su un edificio leggero, potrebbe non essere sufficiente a impedire il surriscaldamento se ci sono grandi vetrate al sole. In ogni caso, isolare è utile anche contro il caldo: una casa isolata bene scambierà lentamente il calore con l’esterno, restando più fresca di giorno (e leggermente più calda di notte, ma se si fa ventilazione notturna si elimina l’eccesso di calore accumulato). In sintesi: il cappotto va visto come protezione invernale ed estiva, soprattutto se abbinato a soluzioni per lo sfasamento (materiali giusti, masse interne e schermature solari). Non a caso, la normativa Ecobonus richiede che per accedere alle detrazioni >65% l’isolamento garantisca anche un certo rendimento estivo (indice di sfasamento o fattore di decremento).
Sì, l’applicazione di un cappotto termico esterno modifica la facciata e volumetria dell’edificio, quindi richiede una pratica edilizia. Nella maggior parte dei casi si tratta di una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) presentata da un tecnico abilitato (ingegnere, architetto o geometra). La SCIA conterrà gli elaborati progettuali e l’asseverazione che l’intervento rispetta le norme (anche dal punto di vista energetico e, se in condominio, decoro architettonico). In alcuni comuni potrebbe bastare una Comunicazione di Inizio Lavori (CILA) se l’intervento rientra in manutenzione straordinaria senza modifiche significative – ma con l’entrata in vigore del Decreto “Cappotto & facciate” generalmente il cappotto esterno va in SCIA. È importante anche verificare i regolamenti comunali: alcuni piani urbanistici possono porre limiti allo spessore aggiuntivo in facciata o all’estetica (colore, finitura) nelle zone di pregio. Inoltre, se l’edificio è in condominio, serve l’autorizzazione assembleare (maggioranza qualificata) prima di procedere. Infine, per edifici soggetti a vincolo storico/artistico, occorre ottenere il nulla osta della Soprintendenza prima di realizzare il cappotto. In generale, comunque, per una casa unifamiliare non vincolata, la SCIA è il titolo abilitativo tipico. Dal punto di vista fiscale, per accedere ai Bonus è obbligatorio che vi sia una pratica edilizia depositata (CILA/CILAS per Superbonus, ecc.). Nota: il cappotto interno, eseguibile all’interno dell’abitazione, in genere non richiede permessi (trattato come manutenzione ordinaria interna), a meno non che modifichi l’aspetto esterno (es. visibile sui bordi finestra) – in dubbio, chiedere sempre al tecnico locale.
In parte sì, ma non è la sua funzione principale. Un sistema a cappotto può contribuire all’isolamento acustico di facciata, soprattutto se vengono impiegati isolanti fibrosi (lana di roccia) che assorbono meglio il suono, ma non aspettarti miracoli solo dal cappotto. Tipicamente, aggiungere un cappotto in lana minerale da 10 cm su una parete massiva può incrementare l’isolamento acustico di qualche decibel (perché smorza parte dell’energia sonora e riduce le vibrazioni della parete), mentre un cappotto in EPS ha un effetto minore sul rumore aereo, dato che il polistirolo è meno fonoassorbente. In ogni caso il miglioramento acustico è secondario: un muro tradizionale in laterizio intonacato (senza cappotto) ha ad esempio un potere fonoisolante R_w attorno a 48 dB; con cappotto EPS sale magari a ~50 dB, e con cappotto in lana minerale densa può arrivare a ~52–53 dB (dati variabili a seconda della stratigrafia dB). Quindi un beneficio c’è, specie per i rumori aerei (voci, traffico), mentre incide poco sui rumori strutturali o di calpestio. Se il tuo obiettivo primario è l’isolamento acustico, potrebbe essere necessario affiancare al cappotto altre soluzioni (doppi vetri fonoisolanti, contropareti fonoassorbenti all’interno, ecc.). Curiosità: il sistema Baumit Ceramic, avendo uno strato di piastrelle in facciata, migliora anche l’isolamento acustico oltre a quello termico. Ma in generale pensa al cappotto come a un bonus acustico moderato, non come soluzione dedicata per il rumore.